Pane fresco!

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    Di certo nessuno si aspettava risultati del genere. È passato un mese da quando Hanna e Jerry si sono buttati nel nuovo lavoro, con i tre figli del loro mecenate che avrebbero dovuto avere del tempo per imparare il mestiere. Avrebbero dovuto, per l'appunto. Il lavoro è letteralmente esploso, tant'è che Hanna ha dovuto in fretta e furia aprire un ufficio in centro a Indianapolis per poter ricevere i clienti e incontrare quelli nuovi. Il via vai è pazzesco, al mattino la ragazza gira per banche e fornitori, al pomeriggio ha un'agenda di appuntamenti che farebbe paura a qualsiasi segretaria. La novità, tra le altre cose, è quella dell'appalto per la fornitura di pane all'Indianapolis Speedway, ovvero la pista dove corrono diverse categorie di auto e moto, per non parlare della leggendaria 500 miglia. Chissà se Hanna non ha mai voglia di tornare a lavorare per suo padre, anche se gli affari vanno talmente bene che, ora come ora, guadagna serenamente più di prima senza il padre nei dintorni. La farina va oltre le 2 tonnellate al mese, per non parlare di olio, salsa di pomodoro per la pizza e aromi vari come le spezie per alcuni tipi di pane. La cosa bella, contro ogni pronostico, è che i due si vedono senza alcun problema: Jerry lavora fino alle sei del mattino, poi passa soltanto a guardare i ragazzi e lui, con calma, li aiuta nella linea di ingredienti e di lievitazione alle tre del pomeriggio, salvo poi vedersi a mezzanotte per panificare. Questo gli permette di stare molto tempo con Hanna, quindi sembra che la storia tra i due vada avanti, sebbene i due non abbiano più toccato l'argomento. C'è via vai di clienti oggi in ufficio, Hanna non ha un minuto per respirare anche se Jerry non dovrebbe arrivare tardi
     
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    E' vero, nessuno si aspettava risultati del genere, nemmeno Hanna e Jerry.
    I genitori di Hanna si sono ammutoliti e non si sono più intromessi, visto che Jerry si è decisamente fatto valere anche con i fatti e anche Hanna dal canto suo ha dimostrato di valere un bel pò di più di quello che loro pensavano.
    Se i genitori di Hanna l'hanno lasciata "libera", i clienti invece l'hanno letteralmente assediata; è stata a boccheggiare qualche giorno, la ragazza, ma poi si è rimboccata le maniche, ha chinato la testa, ed è partita dritta per la sua strada, adeguandosi al ritmo in maniera tanto impressionante quando funzionale.
    I ragazzi riescono a stare assieme parecchio, è vero, ma è altrettanto vero che il filo conduttore tra loro è sempre il lavoro; lavorano in maniera eccelsa assieme, e quando stanno assieme sanno anche divertirsi, ma come detto non hanno più toccato l'argomento, e men che meno l'hanno approfondito.
    Hanna è murata in ufficio da non sa più nemmeno lei quante ore, ma sta rimanendo concentrata, tutto sommato; indossa delle decolletè nere e un vestito di jeans non eccessivamente elegante ma molto molto carino, e soprattutto comodo, gonna al ginocchio, maniche corte e una cintura nera a stringerle la vita.
     
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    Uno dei tanti "avventori" in ufficio è una ragazza del giornale della città che è andata a intervistarla perché, vuoi o non vuoi, tutti parlano della loro attività in città. Un'intervista semplice, tanto per poter pubblicare qualcosa che sia di dominio pubblico. L'ultimo cliente se ne va letteralmente alle sei di sera, lasciandole sulla scrivania altri due contratti firmati e altro lavoro da fare per i ragazzi. I fornitori le stanno chiedendo tregua e pietà, perché di sto passo finiranno le piantagioni di pomodoro e le coltivazioni di olive, ma i ritmi sono questi e a questi tutti devono attenersi. Il furgone della forneria si ferma sotto al palazzo in centro, l'ufficio è costosissimo per dei debuttanti, ma i soldi sono sufficienti per questo e altro, senza contare che la posizione è strategica per permettere alla gente di arrivarci facilmente. Per ora è in affitto, poi chissà. Jerry scende con addosso una maglietta a mezza manica, dei jeans e delle scarpe basse da ginnastica. È stanco, sporco di farina, ma questo è il loro lavoro
     
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    Per quanto Hanna sia a suo agio coi clienti e i contratti, l'intervista l'ha messa a dura prova; imbarazzo a mille, e qualche risatina di troppo per cercare di mascherarlo, ma per fortuna le risatine non si sentono in una intervista scritta sul giornale, quindi diciamo che si è salvata.
    Sono le 18 e l'ultimo cliente finalmente esce dalla porta; lei, che lo ha accompagnato come fa con ogni cliente, chiude la porta e ci si appoggia con la schiena lasciandosi andare ad un sospiro profondissimo e sonoro.
    Si sfila le scarpe, un piede che aiuta l'altro, e le lascia in un angolo; va davanti ad un piccolo frigobar, si prende un the freddo al limone, e si lascia sprofondare sul divanetto allungando le gambe in avanti, iniziando a bere a piccoli sorsi.
     
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    Mentre Jerry si intrattiene col portiere, uomo curioso come ogni portiere che si rispetti, il ragazzo del negozio di fiori suona il campanello della porta dello studio di Hanna. Ha in mano un enorme mazzo di rose. Se la ragazza dovesse aprirgli la porta, glielo porgerà con aria professionale, salvo poi dileguarsi. Il mazzo ha un biglietto

    "Alla sola e unica donna della mia vita

    Con immenso Amore
    -Jerry-
    "


    Jerry tarda, sa che Hanna ha sempre gente da ricevere a ogni ora, quindi cerca sempre di suonare per capire se e quando possa essere disponibile per aprirgli la porta. Suona di sotto, vuole evitare di arrivare e farsi vedere sporco di farina da eventuali clienti di un certo livello. Hanna è stata chiara: non si può sbagliare con certe persone, nemmeno i dettagli minimi
     
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    Il campanello la disturba, si alza sbuffando e va ad aprire; sa che non è Jerry, lui suona di sotto e quel campanello ha un altro suono <l'ufficio è già chiuso e riceviamo solo per app...>
    Non è un cliente, ma un mazzo di fiori; dietro al mazzo di fiori c'è un povero fattorino, che fa del suo meglio per tenere l'enorme ammasso di rose in equilibrio; Hanna prende il mazzo, ringrazia e lascia libero il ragazzo, che non nasconde il suo sollievo mentre se ne va.
    Legge il biglietto, sorride, poi sospira; è un sospiro un pò pensoso, anche se il sorriso le increspa ancora le labbra; torna al suo divano, sprofonda di nuovo, riprende il suo the freddo... e "dlin dlon", ecco il campanello di Jerry; le tocca rialzarsi, per chiamarlo dal citofono <potevi portarle tu le rose. vieni su dai>
     
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    Jerry arriva <ho telefonato al fiorista tre ore fa, pensavo te le avesse già portate> ride, entrando all'interno dello studio. Nota le scarpe e le porge il solito sacchetto di ghiaccio sintetico, ormai diventato un rituale. Sa che i tacchi la costringono e la infastidiscono, ne hanno già parlato ma lei gliel'ha anche ribadito: "Con certi clienti non si può sbagliare, nemmeno i dettagli minimi". Lui fa finta di starci, ma non ama quando qualcosa la costringe <come ti senti?> non la cerca per il bacio, sa che lei è sempre un po' restia quindi rispetta gli spazi <ti va di uscire a cena?> strano durante la settimana
     
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    <beh, meglio tardi che mai. sono belle, grazie> Si guarda attorno <però dobbiamo portarle a casa, qui non ho un vaso abbastanza grande. tu e la tua mania di esagerare sempre>
    Ri-sprofonda sul divano, chissà se stavolta è la volta buona, e prende il ghiaccio secco con espressione grata <grazie. sto bene, solo stanca; e tu? tutto bene coi ragazzi? sulla scrivania ci sono nuovi contratti, e ho fatto anche l'intervista; pessima esperienza, non mi piace la gente che fa tante domande, ma vabbè, è andata> Classicamente, ogni volta che si vedono, si informano su come stanno reciprocamente e si raccontano gli eventuali sviluppi lavorativi.
    <a cena fuori? stasera?> Perplessa, è una variazione sul tema che si presenta in una routine già molto ben consolidata
     
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    si siede accanto a lei, mentre la guarda cercare un vaso che non c'è <eh lo so, gli ho detto di fare una cosa a modo ma mi ha preso in parola> cerca di accarezzarle i capelli per poi guardare la finestra <non voglio che il nostro rapporto sia solo lavoro, come ti ho già detto. Per me è sempre più difficile vederti solo e unicamente come una collega o una collaboratrice>
     
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    Solleva un sopracciglio <ah è per questo che ti va a genio quel fioraio. perchè sa prenderti in parola>
    Si sposta un pò per lasciargli spazio di seduta, si lascia accarezzare i capelli e fa spallucce <beh, io pensavo di essere anche altro in effetti. e non credo serva una cena per definirlo> Risponde un pò secca <comunque se vuoi andiamo. c'è la pizzeria qui vicino, che dici? e non facciamo tanto tardi, che siamo stanchi tutti e due e domani sarà molto probabilmente peggio di oggi> Eh già, i ritmi sono quelli e vanno rispettati
     
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    ride <hai ragione, una cena non lo definisce, ma sai... le coppie normali queste cose le fanno. Sai no? Uscire a cena, prendere un gelato, fare cose che sembrerebbero strane e invece possono anche essere divertenti e piacevoli> si alza quindi dal divano <dai andiamo, prima che ti si gonfino i piedi e tu non riesca più a rimetterti le scarpe...> gli dispiace enormemente vederla soffrire, ma cerca di non esternarlo troppo
     
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    Ride anche lei <ma noi non siamo una coppia normale> Il tono seccato è sparito, pare comunque tranquilla, è già un bel passo avanti.
    Lui la sollecita ad andare, lei si alza, abbandona il the, lasciato a metà e ormai non più tanto freddo, sulla scrivania e si rimette le scarpe, senza nascondere una smorfia infastidita.
    Mentre escono, Hanna cerca di prendergli la mano; la pizzeria dovrebbe essere abbastanza vicina da risultare raggiungibile a piedi, quindi si appresta ad una camminata a passo tranquillo <non mi hai risposto, tutto ok con i ragazzi? siete in pari con gli ordini?> E' più forte di lei, ormai quella è la piega del loro rapporto e lei la cavalca sempre
     
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